Ci sono posti che parlano prima ancora che tu dica una parola. Che portano con sé la storia, le vibrazioni, un’aria che non riesci a ignorare. Dalla Gioconda, a Gabicce Monte, è uno di questi. Non frequento tantissimi ristoranti stellati, in media me ne concedo due all’anno. Una concessione che adoro fare per accogliere l’amore di colore che sposano questo mestiere e credono che la lavorazione del cibo sia un’arte divinatoria.
Ci sono ristoranti che non si dimenticano. Non solo per quello che hai mangiato, ma per come ti hanno fatto sentire. E Dalla Gioconda, a Gabicce Monte, per me è stato proprio questo: un’onda blu di emozioni travestita da cena. Devo ringraziare un amico per la dritta — uno di quelli che ti conoscono bene dal punto di vista del palato, che sanno che hai bisogno di bellezza ma senza troppa formalità, di sapori sinceri ma mai banali. E così, in una sera d’estate, durante un temporale turbolento, mi sono ritrovata lì: sulla collina che guarda il mare, dove le Marche e l’Emilia si abbracciano, e dove tutto profuma di vento, nostalgia e salsedine.
Dalla Gioconda è uno di quei luoghi che hanno vissuto. A quanto pare negli anni ’50 era un dancing, un posto di risate, musica, gin tonic e scarpe lucide. Poi il tempo, come sempre, ha cambiato tutto. Oggi è un ristorante elegante ma vivo, con quella leggerezza che non ti mette mai a disagio. Gli interni sono un equilibrio perfetto fra memoria e modernità: legno caldo, luce soffusa, qualche pezzo vintage che racconta senza disturbare ciò che è accaduto in quei luoghi. Vi assicuro che c’è un’energia pazzesca e una vista mozzafiato. Se scegliete di andare, prenotate nelle ore del tramonto in modo da assaporare ogni colore che il mare adriatico, in quei momenti, riesce a regalare.
Questo gioiello è gestito da Stefano Bizzarri e Allegra Tirotti Romanoff, con in cucina Davide Di Fabio, chef abruzzese di talento, che ha compreso fino in fondo quanto il gioco e la rivisitazione siano essenziali per dare nuova vita alla tradizione. La sua è una cucina che osa senza tradire, che si diverte a sorprendere ma resta ancorata al rispetto del territorio e della memoria.
Per l’occasione abbiamo scelto il menù Hit Parade, presentato in modo meraviglioso: stampato su un vinile, un piccolo gesto di estetica e ironia che già anticipa l’esperienza sensoriale a venire. Il menù, nel mio caso, è stato leggermente modificato — non posso ancora mangiare tutti i crudi — ma ogni piatto che ho assaggiato mi ha lasciato un brivido. E ora vi racconto perché!
Prima, devo ringraziare lo chef per aver mangiato una delle migliori focacce pugliesi della mia vita. Grazie!
Tartare di Marchigiana e gamberi rosa, brodo di tartufo nero e agrumi
È l’inizio perfetto: un incontro tra forza e delicatezza. La Marchigiana, viva nella sua texture corposa, incontra i gamberi rosa che la addolciscono e le danno respiro marino. Il brodo di tartufo e agrumi arriva come un profumo che avvolge, una carezza aromatica che lega tutto in equilibrio. Un inizio che emoziona, senza alzare la voce.
Ostrica, pinoli, combava e rucola
Un boccone di mare che parla d’eleganza e freschezza. L’ostrica, regina silenziosa, si fa sorprendere dal verde brillante della rucola e dalla nota balsamica della combava. I pinoli, croccanti e tostati, chiudono il cerchio. Un sorso di mare, ma vestito d’estate. (ne ho assaggiato un pezzettino, fuori di testa).
Bruschetta di mazzancolle, funghi e tartufo nero (la mia preferita in assoluto)
Un piatto che riconcilia con il mondo. Pane croccante e caldo, mazzancolle carnose, funghi profumati di sottobosco e un tartufo nero che si insinua piano, senza strafare. È l’essenza della semplicità fatta bene — quella che non ha bisogno di spiegarsi.
La Zuppiera di pasta e pesci dell’Adriatico
Un omaggio all’infanzia e al mare. La pasta nuota in un sugo di pomodoro rosso – quasi luccicante – mentre i pesci raccontano la costa, i porti, le mani che li hanno tirati su. È una zuppa di mare, sì, ma con il garbo e la profondità di chi conosce il ritmo della nostra costa adriatica.
Paccheri “al sugo??” (Ancora devo riprendermi)
Un punto interrogativo che si trasforma in sorriso. Il sugo c’è, ma non come te lo aspetti: concentrato, essenziale, quasi un’idea di pomodoro. Il boccone è pieno, sapido, sorprendente. È un gioco con la memoria, uno scherzo elegante che sa essere affettuoso. Volete sapere di che sugo si tratta? Dovete andarci e capirlo con le vostre stesse papille gustative.
Animella laccata, panna acida e gremolada
Un piatto che ti sposta. L’animella è morbida, avvolta da una laccatura dolce e profonda. La panna acida la spinge, la gremolada la alleggerisce. È un equilibrio perfetto fra comfort e coraggio.
Neola alla Suzette, crema pasticciera, salsa al Grand Marnier e anatra
Un dessert che non è solo un dolce. La neola, croccante e sottile, accoglie l’anatra in una danza audace di zucchero, burro e agrumi. Il Grand Marnier brilla come un lampo francese, la crema pasticciera abbraccia tutto. È il finale che non ti aspetti: ironico, raffinato, poetico.
Tutto aveva un senso. Tutto parlava una lingua che conoscevo, ma che avevo dimenticato: quella delle cose fatte con amore, con un occhio un po’ malinconico — e lucidissimo — rivolto all’innovazione. E, soprattutto, senza fretta. L’atmosfera è semplicemente meravigliosa. C’è un dettaglio che mi ha colpita più del resto: non è un ristorante ingessato. Sai quei posti dove ti siedi e ti senti subito fuori posto? Ecco, qui succede l’opposto. Ti rilassi, ti senti a casa — la casa di amici speciali — anche se quella casa ha una vista mozzafiato e un servizio impeccabile.
È un po’ come entrare in un film d’altri tempi, ma con il comfort emotivo di un abbraccio. E in un film, in fondo, ci arrivi davvero: al piano di sotto c’è una piccola sala cinema dove scorrono, per pochi istanti, spezzoni di pellicole italiane di quegli anni teneri e imperfetti che sanno di amore e nostalgia.
Perché lo consiglio? Perché non è solo un ristorante: è un’esperienza che ti rimette a fuoco. È uno di quei luoghi in cui il cibo ti parla, e ti ricorda chi sei — o chi potresti ancora diventare. E perché quando qualcosa ti “risveglia il cuore”, va condiviso. Se passate per Gabicce Monte, fatevi un regalo: prenotate Dalla Gioconda, arrivate con la luce del tramonto e lasciate che la serata faccia il resto. Lo staff è meraviglioso: attento, gentile, mai invadente. Vi prometto che ne uscirete leggeri, grati e un po’ innamorati — del mare, della vita, e forse anche di voi stessi.